Da 36 anni il Festival MIX Milano di Cinema LGBTQ+ e della Cultura Queer è un momento fondamentale per la comunità milanese e non solo. Un appuntamento imperdibile che quest’anno torna nella sua forma tradizionale e completa dopo i due anni di pandemia.
Anche quest’anno TOH! magazine, media partner del Festival, ha selezionato per voi i film irrinunciabili (almeno per noi), tra le numerose pellicole in programma . La 36a edizione del Festival MIX – battezzata #BackToLove – si terrà dal 16 al 19 giugno 2022 al Piccolo Teatro Strehler, alla Casa degli Artisti e al C.A.M. Garibaldi ma anche online sulla piattaforma Nexo+.
Come da tradizione, tutte le proiezioni in presenza e in streaming saranno gratuite per le amiche e gli amici del MiX che effettueranno il tesseramento all’associazione MIX Milano APS, sul sito ufficiale del festival – https://mixfestival.eu/tesseramento/.
Il 36° Festival MIX Milano prevede 50 titoli in gara e 36 anteprime della migliore cinematografia internazionale LGBTQ+
Dopo due anni d’assenza questa edizione vede il ritorno dei dj set sul sagrato dello Strehler con Music on the Steps!, che accompagnerà le serate del MiX Festival con tanti dj set e il classico aperitivo, divenuto il centro d’aggregazione del festival.
Il dj set di TOH! con dj412 sarà giovedì 16 dalle 22:30
Ci vediamo sul sagrato del Piccolo ad ascoltare buona musica tra un film e l’altro, nel mentre studiatevi quali proiezioni vedere:
Le proiezioni del MiX festival consigliate da TOH! Magazine
Broadway
di Christos Massalas
Grecia/Francia/Romania, 2021
Giovedì 16/06, h 20:00 – Piccolo Teatro Strehler
Lungometraggio, 97’
Con la presenza del regista
“Broadway” il film che apre il 36° Festival MIX Milano è sicuramente uno dei must see.
Primo lungometraggio di Christos Massalas che impugna la macchina da presa per regalare al pubblico la storia di Nelly, Markos, Rudolph, Mohammad, The Locksmith e Jonas, una gang di borseggiatori che distrae i passanti fingendosi un gruppo di danza moderna (dalle dubbie capacità), con dei look che sono tutto un programma.
Le vite di questo gruppo variegato abita a Broadway, che però non è la mecca del cinema hollywoodyano ma una sorta di squat situato all’interno di un complesso abbandonato che al suo interno ha anche i resti di un teatro, il tutto in un’Atene allo sbando, piegata dalla crisi economica.
Un film che ci porta lo spettatore nel vortice che lega i suoi protagonisti stordendoci e lasciandoci con un sorriso dolce amaro sul volto, in quel che potrei definire una pellicola noir neorealista.
Il regista Christos Massalas, che per l’occasione sarà presente in sala, ha diretto un lungometraggio audace e vuole insegnare come liberarsi dalle norme sociali, tra i tetti di un’Atene inedita, tra luci al neon e spazzatura, e lontana dall’occhio dei turisti.
Testo di Marco Cresci
Cut!
di Marc Ferrer
Spagna, 2021
Venerdì 17/06, h 20:00 – CAM Garibaldi
Lungometraggio, 78’ – Anteprima Italiana
In Cut! Ci sono tutti gli stereotipi del giallo ma sono solo filtrati attraverso una lente queer e camp. Anche la tipologia dei personaggi presente sono un cliché divertente come la drag queen dispettosa che si veste come una vecchia star di Hollywood.
Cut! ha un suo perché e un suo stile: easy e familiare, facilmente riconducibile alla scuola dei primi Almodovar e Ozon.
Il film è girato da Marc Ferrer che nel film interpreta la parte di un regista prolifico, che continua nonostante gli innumerevoli flop e che decide di girare un film horror su un misterioso assassino che insegue e uccide star affascinanti. Il caso vuole però che qualcuno sembra farlo sul serio.
Ferrer – Marcos nel film – sembra non dare poi così tanto peso alla perdita di amici o amanti purché ci sia già andato a letto o abbia girato già la scena prevista per il suo film. Marcos insiste sul fatto che i film devono essere realizzati, indipendentemente dalle conseguenze. Inizia così a vivere come sospettato ed il suo entourage inizia a temere di essere il prossimo sulla lista delle vittime.
Nonostante parli di omicidi seriali, Cut! mostra una gioia di vivere contagiosa, grazie a un umorismo camp. Il film può sembrare superficiale ma è divertente grazie anche alla consapevolezza del regista: “Quando un film contiene un po’ di pessima recitazione, è un film imperfetto, ma quando contiene un sacco di pessima recitazione, è una questione di stile”, dice Marcos in Cut!
Testo di Alex Vaccani
Concerned Citizen
di Idan Haguel
Israele, 2022
Venerdì 17/06, h 22:00 – Piccolo Teatro Strehler
Lungometraggio, 82’ – Anteprima italiana
Con la presenza del regista
Concerned Citizen è una commedia dark di Idan Haguel su privilegi e pregiudizi ambientata a Tel Aviv. Satira pura sui modi in cui il privilegio che si insidia nella società possa dare origine al pregiudizio.
La pellicola ha come protagonista Ben, che si considera un gay liberale e illuminato, che vive con il suo ragazzo Raz. Tutto sembra perfetto solo ciò che manca per completare il quadretto idilliaco è un bambino. La coppia sta cercando di trasformare in realtà questo desiderio.
Ben cerca di migliorare il suo quartiere nel sud di Tel-Aviv piantando un albero nella sua strada, quella che era iniziata come una buona azione, innesca invece una sequenza di eventi che lo portano ad assistere all’arresto di un immigrato eritreo.
Il senso di colpa che ne deriva sfida l’immagine che Ben ha di sé e soprattutto minaccia di distruggere la sua relazione e anche le aspirazioni di paternità.
Il film offre uno sguardo alla questione sociale della gentrificazione, del razzismo ma anche della brutalità della polizia. Il film è stato girato nell’appartamento dove il regista ha vissuto per molti anni.
La coppia principale nel film, Shlomi Bertonov e Ariel Wolf, è una coppia anche nella vita reale, poiché per il regista le dinamiche richieste erano impossibili da ottenere con attori che non sono una vera coppia, o non gay.
Haguel si è concentrato su personaggi LGBTQ+, ma con un approccio complesso e stimolante emerge una riflessione sugli elementi borghesi della comunità di Tel Aviv, un punto di vista insolito e diverso.
Un mondo in cui i personaggi gay, che normalmente sono le vittime, diventano i carnefici. Il film è una denuncia un ritratto rivelatore delle conseguenze del razzismo. La storia è incentrata anche sulla scoperta di Ben del senso di colpa dei bianchi e come l’ambiente e la realtà che ha intorno gli fa scoprire dei lati di se stesso sconosciuti.
Il film fa riflettere: quanto poi alla fine ci riteniamo tolleranti?
Testo di Alex Vaccani
Fashion Babylon
di Gianluca Matarrese
Francia, 2021
Sabato 18/06, h 17:45 – Piccolo Teatro Strehler
Documentario, 87’
con la presenza del regista e dei protagonisti Casey Spooner e Michelle Elie
Fashion Babylon è un omaggio al Bridgerton della moda, attraverso un documentario che rende omaggio ai Kings and Queens ma soprattutto ai cortigiani del fashion system.
Il regista italiano Gianluca Matarrese, da anni residente a Parigi, ha fatto un tuffo in questo mondo attraverso un’idea nata dopo l’incontro con il musicista e performing-artist Casey Spooner in un bar del Marais di Parigi.
Il nostro amico Casey, che è stato due volte cover star di TOH! conosce praticamente tutti nel fashion-biz, e ha così dato l’opportunità al regista di entrare in un mondo tanto luccicante quanto, a volte, crudele.
Nella Bridgerton di Matarrese sfilano personalità come il re Jean Paul Gaultier, la regina Wintour e tutta la monarchia della moda, tra cui Jacquemus. Il film però non parla del solito punto di vista dei designer, ma di quello delle persone che si accalcano sui marciapiedi sperando di sfruttare i fashion show per fare soldi e promuovere la loro carriera. Le vere protagoniste sono infatti le cortigiane; Casey Spooner, Violet Chachki e Michelle Elie.
Il film segue questi tre stravaganti personaggi accorsi alla corte delle sfilate degli stilisti durante le settimane della moda a Parigi e Milano, dove vengono trattati come celebrità di secondo piano, in un mondo in cui dove sei seduto indica la tua importanza, dove il posto in prima fila è sempre anelato da tutti.
“Nel rituale della sfilata esiste una gerarchia nel chi siede dove e chi guarda chi” – spiega Casey Spooner.
Attenzione Matarrese non è lì per prendersi gioco di questo regno, documenta solo quello che accade, soprattutto grazie all’intelligenza di Casey e Violet che hanno sempre la giusta ironia verso se stessi, non vergognandosi di mostrare le loro fragilità.
Quello che emerge da questo film, le cui riprese sono iniziate nel 2019, è il desiderio universale di essere amati dal mondo della moda, per chi ne vuole fare davvero parte. Questi tre protagonisti incarnano l’apparenza a tutti i costi, faticando a trovare una collocazione all’interno di un sistema chiuso e fortemente gerarchizzato.
Il documentario svela il backstage di una realtà fatta di glamour ma che nasconde anche tanta incertezza su chi ne fa parte o vorrebbe farne.
“Adoro travestirmi, essere espressiva e divertirmi, ma a volte ti senti come se non volessi farlo, ma devi. Devi recitare la tua parte, fare il tuo show. Davvero mi sento stanco, rotto dentro e solo. Ma è okay”.
Dice Casey Spooner nel docufilm dove si sottolineano i confini sfumati di un lavoro incerto, dove tutti quelli che ne fanno parte sanno che possono essere sostituiti da altri arrivati dopo di loro, dove il piccolo ruolo che uno ha ottenuto deve conquistarselo ogni giorno.
Michelle Elie nel film afferma infatti: “Una stagione sei dentro, una stagione sei fuori. Questa è la moda. Sei davvero un accessorio usa e getta” e questa è la triste verità!
Bleah! aggiungo.
Testo di Alex Vaccani
Cop Secret
di Hannes Þór Halldórsson
Islanda, 2021
Sabato 18/06, h 19:40 – Piccolo Teatro Strehler
Lungometraggio, 98’ – Anteprima italiana
– «Non so cosa c’è che non va in me»
– «Non c’è niente di sbagliato. Baciami, Bússi!»
Se dovessimo immaginare una pellicola ambientata in Islanda, mai penseremmo a super poliziotti intenti a sventare il crimine che attanaglia Reykjavík: tra rapine in banca, inseguimenti in auto, sparatorie, esplosioni e altre sequenze da manuale di un action movie che si rispetti. Cop Secret potrebbe farci cambiare idea, non fosse che siamo di fronte ad una evidente parodia comedy.
Diretto da Hannes Thór Halldórsson, regista che prima di mettersi dietro la macchina da presa è stato – attenzione – un portiere di diverse squadre islandesi nonché della nazionale, in Cop Secret i due protagonisti Bússi e Hörður, poliziotti dapprima rivali, finiranno per ricalcare la tipologia dei polizieschi buddy alla guida di auto da sogno, pensiamo a Starsky & Hutch; ma i riferimenti vanno oltre, l’universo dei film d’azione degli anni ’80, che passa da Die Hard – Bússi cita il film e rimanda al look di Bruce Willis – fino ai giorni nostri.
Ma perché limitarsi all’omoerotismo tra colleghi, quando i due poliziotti possono essere anche amanti e dichiarare il loro amore tra una sparatoria in slow motion e l’altra?
Halldórsson sbaraglia tutte le carte in tavola in un action coming out movie sempre sopra le righe. E come ogni saga action che si rispetti, siamo sicuri che non ci sarà un sequel?
Testo di Francesco Mascolo
My Emptiness And I
di Adrián Silvestre
Spagna, 2022
Sabato 18/06, h 22:00 – CAM Garibaldi
Lungometraggio, 98’ – Anteprima italiana
«Si tratta di aiutarci a vicenda a diventare persone migliori con gli strumenti che abbiamo. Da lì, devi chiederti che tipo di donna vuoi essere»
Ritorna al MiX Festival, con il suo nuovo lungometraggio, Adrián Silvestre, regista valenciano che avevamo già avuto modo di conoscere grazie al precedente Sedimentos: un vivace documentario transfemminista a bordo di un road movie rurale.
Ed è ancora il documentario il terreno che fa germogliare questo Mi vacío y yo. Siamo sempre a Barcellona e la protagonista è Raphaëlle Perez, che porta sullo schermo parte del suo vissuto, in origine uno spettacolo teatrale realizzato con la compagnia teatrale La Conquesta Del Pol Sud, qui ripreso e ampliato in un film di fiction.
Raphaëlle, la francesa dall’indole naïf, inizia il suo percorso alla scoperta della propria identità perché le viene riconosciuta una disforia di genere, eppur fatica a riconoscersi nelle etichette e nelle tappe previste dagli altri e dalla medicina.
E qui il viaggio è interiore, tra le colleghe di un call center, le frustrazioni di Tinder, il disagio della sessualità, l’oggettificazione, le donne di I-Vaginarium (il progetto di pedagogia sessuale di supporto alle donne transgender visto nel precedente documentario) e ovviamente il mondo del teatro; il palco diventa luogo di salvezza dove mettersi in discussione, raccontarsi e realizzarsi, anche artisticamente, in monologhi che sedimentano e poi si fanno cinema.
Testo di Francesco Mascolo
TSUMU – Where Do You Go With Your Dreams?
di Kasper Kiertzner
Danimarca/Svezia, 2022
Domenica 19/06, h 19:00 – Casa degli Artisti
Documentario, 88’
«Quando sei solo e c’è un silenzio assoluto, puoi sentire solo il ticchettio dell’orologio. Che è semplicemente il suono peggiore»
Il regista danese Kasper Kiertzner presenta il suo documentario sulla gioventù di Tasiilaq, una piccola cittadina di circa 2000 abitanti situata nella costa est della Groenlandia.
Ad accoglierci è uno dei ragazzi che nei titoli di testa ci legge una voce di Wikipedia, secondo la quale, nell’abitato, il 20% dei giovani ha tentato o commesso il suicidio, il 50% dei bambini e degli adolescenti sono vittima di abusi sessuali e di come Tasiilaq sia ormai considerata una città perduta; conclude con un bel dito medio in camera.
Conosciamo così Eino e poi Lars e poi Thomas, i tre ragazzi dall’esistenza queer, che il regista segue alternando sue riprese a momenti più intimi, affidati alle loro camere, ai loro smartphone, tra le mura di casa e i paesaggi artici.
Tra il senso di appartenenza ad una comunità al centro di una forte crisi identitaria, soprattutto tra i giovani, che sfocia nell’alcolismo, nell’alienazione e nel suicidio.
I ragazzi reagiscono dando vita a un gruppo teatrale, come forte strumento di aggregazione e rappresentazione. Ma basterà il profondo legame dell’amicizia, degli affetti e dell’identità? O per realizzarsi e sognare un vero futuro c’è bisogno di andarsene dove la vita offre più possibilità? Magari quelle immaginate dallo schermo di uno smartphone.
Testo di Francesco Mascolo
All Our Fears
di Łukasz Ronduda, Łukasz Gutt
Polonia, 2021
Domenica 19/06, h 20:45 – Piccolo Teatro Strehler
Lungometraggio, 90’ – Anteprima Italiana
All Our Fears di Lukasz Ronduda e Lukasz Gutt, film polacco vincitore dell’ultimo Polish Film Festival, affronta il problema tra religione e omosessualità in un Paese fortemente cattolico e omofobo. Non una passeggiata, anzi uno di quei film che ti scuotono e ti fanno salire il furore da dentro, nel bene e nel male.
Daniel è un giovane artista combattuto in molte cose, gli sta stretta la piccola comunità del villaggio in cui vive, la sua carriera hype d’artista, la chiesa cattolica e la sua identità gay.
Quando la sua amica lesbica si suicida dopo aver sofferto attacchi omofobici, Daniel intraprende una missione che diventa la sua ragione di vita: riscattare la sua comunità con un’opera d’arte definitiva, oltre a non perdere Olek, un uomo del posto che ama nonostante non sia in grado di abbracciare la sua sessualità .
Un film duro e altrettanto vero che fa capire quanto l’impatto di una perdita possa farci cambiare totalmente le carte in gioco.
Con All Our Fears, i registi Ronduda e Gutt non accusano le campagne “arretrate”, non attaccano la Chiesa, non cercano di abbellire personaggi che rappresentano le minoranze. Anche l’omofobia in Fears non è fervente o appariscente. È passiva di fronte all’ingiustizia e all’istinto del gregge piuttosto che all’odio.
È l’oscurantismo che i personaggi ereditano e infondono. Ma Ronduda e Gutt non li accusano; non esigono eroismo, non si aspettano saggezza. Siamo quello che siamo, sembrano dire nel loro film facendoci chiedere se possiamo vivere fianco a fianco nonostante questo, nel rispetto reciproco e in armonia con noi stessi.
Non esiste una risposta univoca: ognuno deve trovare la propria.
Testo di Marco Cresci
Gli Ospiti
Numerosi ospiti ed eventi speciali tra cui il premio More Love a Mina Welby, le special guest Luciana Littizzetto e Arisa, insignite rispettivamente del titolo di Queen of Comedy e Queen of Music, l’omaggio a Pasolini, e tanta musica con le esibizioni live di Le Endrigo, Vale LP e MYDRAMA e il ritorno dei dj set sul sagrato dello Strehler.
Organizzato da MIX Milano APS (Associazione di Promozione Sociale), il festival è diretto e prodotto da Paolo Armelli, Andrea Ferrari e Debora Guma, con Rafael Maniglia direttore della programmazione insieme a un team di giovani e intraprendenti figure professionali.
Informazioni e aggiornamenti su mixfestival.eu, e sulle pagine social:
www.facebook.com/MiXFestivalLGBTQ e www.instagram.com/mix_festival.